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Angelo Branduardi a Sacro Sud

Uscito su Mediavox Magazine il 20-12-2022
Pagina Culturale

 
A ll'’età di 72 anni Angelo Branduardi ha ancora l’energia e la progettualità di un ragazzo e l’agenda fitta di impegni.
Un artista concettualmente di nicchia per la sua raffinatezza e la ricerca culturale che le sue canzoni sottendono, ma al contempo di vasto successo anche internazionale.
Nato a Cuggiono, piccolo paese di campagna vicino Milano, ma dopo breve trasferitosi a Genova con la famiglia, all’età di 5 anni già ‘sente ‘ la musica e visto che il pianoforte è uno strumento troppo costoso, suo padre gli mette in mano il violino, che lui avverte da subito quasi come una propaggine del proprio corpo. Più tardi, per sentirsi attuale, impara a suonare la chitarra e con essa a scatenarsi, tant’è che Gianni Boncompagni lo definisce il nostro Mick Jagger. Di Genova , di fertile cantautorato in quegli anni, esplora parecchio oltre che la musica l’anarchia e la sensualità.
Dopo aver conseguito a soli sedici anni il Diploma di Violino si sposta di nuovo a Milano per frequentare l’Istituto per il Turismo. Avrà come insegnante Franco Fortini, che ne forgia la sensibilità introducendolo ad importanti letture. Frequenta successivamente anche la facoltà di Filosofia. Un artista che a lungo ha viaggiato e composto canzoni, insieme all’inseparabile moglie Luisa Zappa che traduce poeti stranieri per lui perché possa musicarne i versi. E’ inoltre autrice e coautrice dei suoi testi.
L’intento primario di Branduardi è quello di scrivere musica d’ispirazione antica, in particolare medievale e rinascimentale.
In due decenni, incide otto album numerati dal titolo Futuro antico. Spesso nelle sue canzoni e ballate racconta fiabe ricavate dalle sue ricerche su testi francesi, irlandesi, tedeschi.
Ama anche, per accrescere la sua arte, incontri e scambi con altri artisti. Ha scritto insieme a Giorgio Faletti. Ha interagito con Franco Battito, Ennio Morricone. Per anni è stato affiancato dal compositore polistrumentista Maurizio Fabrizio, che gli è parso il compagno ideale per portare avanti la sua idea di sottrazione della musica, nel senso che ‘meno c’è più c’è’.
Nell’album del 2000 L’Infinitamente piccolo, interamente dedicato alla vita di San Francesco, composto servendosi delle fonti Francescane, affronta la sfida ‘lanciatagli’ dai frati d’Assisi, col timore di chi deve penetrare la più profonda sacralità e ha paura di non farcela. Il disco sarà un grande successo.

Non menestrello, come lo chiamavano, ma trovatore del mondo, come ama definirsi, ha musicato poesie di Sergej Esenin e William Butler Yeats. Ha scritto importanti colonne sonore per il cinema.
E’ di quest’anno la pubblicazione di una sua autobiografia dal titolo ‘Confessioni di un malandrino’, coautore Fabio Zuffanti, con prefazione di Stefano Bollani, edita Baldini e Castoldi.
La scorsa sera, 19 dicembre, Angelo Branduardi inaugura la terza edizione di Sacro sud, festival ideato e diretto da Enzo Avitabile, che così si esprime a riguardo: ‘Nel tumulto urbano dei nostri giorni, questo festival di musiche popolari e devozionali, di preghiere laiche e canti randagi, vuole essere un raduno spontaneo dedicato all’amore per le differenze’.
Una rassegna di 5 concerti sostenuta dal comune di Napoli e organizzata da Black Tarantella, che andrà in scena in 3 diverse chiese della città fino al 6 gennaio. Location d’eccezione per l’esibizione di Branduardi, la Basilica di San Domenico Maggiore. Il concerto inizia in orario per l’efficiente organizzazione. Naturalmente è sold out.
Si presenta a noi un Branduardi magro dalla folta chioma di neve. Sul palco numerosi strumenti e chi non sa che vedremo esibirsi un duo magari immagina che verranno tanti orchestrali. Macché, il pianista di formazione classica nonché polistrumentista Fabio Valdemarin, farà tutto lui. Passerà dal piano alle tastiere, alla fisarmonica, a tre tipi diversi di chitarra.
Branduardi prima d’iniziare ci spiega che ‘non sarà un concerto d’impatto. Nulla di male nei concerti d’impatto, ma non è questo il caso e non è nemmeno il contesto giusto. Siamo qui per la magia, o addirittural’esoterico. Cerchiamo per un momento di far alzare la basilica’.
Sorride. Devo dire però che durante il suo concerto succedono in noi cose che emotivamente rasentano questa… lievitazione.
Intanto a guidarci nel trascendente c’è la sua limpida voce che sembra fatta di soffi, le sue mani che pizzicano la chitarra o agitano l’archetto del violino con una lievità difficile a definirsi.
Il recital proposto è ‘Camminando Camminando in due’. Lui e Fabio sono affiatatissimi. La musica si spande lungo le navate della basilica insieme a giochi di luce, ogni suono danza e tutto è in punta di piedi.
Branduardi può cantare versi come:
Il cor m’impiagò
oppure
Sospira il mio dì
regalandoci un’epica sentimentale dal gusto antico mescolata al frastuono del presente che mano mano scompare.
Ci propone anche l’ultima lettera di Che Guevara ai suoi genitori, che ha musicato:
…Può darsi che stavolta sia l’ultima. Non la cerco, ma è nel calcolo delle probabilità. Se così fosse, vi abbraccio per l’ultima volta. Vi ho amati molto, ma non ho saputo dar voce alla mia tenerezza…
Recita poi cantando ‘Confessioni di un malandrino’, del poeta russo Esenin.
La commozione è tanta, lui la stempera con qualche racconto e qualche battuta:
I mediocri copiano, i grandi rubano, lo diceva David Bowie.
Il suo violino si scatena con Alla fiera dell’est, di cui canta in ucraino la prima strofa, e La pulce d’acqua.
Penso che ora il cuore di noi spettatori si riposi, lieto. Penso:
Sono qui ad immaginare una distesa di oche, mentre questo signore mi cura l’anima.

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