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Cimitero dei feti

Uscito sul Quotidiano del Sud - Edizione di Salerno il 08-10-2020
Pagina culturale

 
D ove finiscono i feti e dove, secondo idee e sentimenti contrastanti, dovrebbero finire. Un argomento delicato, che già da qualche anno accende polemiche. Un argomento che mette tristezza, ma sono cose da sapere. Dunque: si chiama feto un embrione oltre la 10 settimana di gestazione, quando il processo di organogenesi è ormai completo.
In passato ad avere sepoltura erano solo i bambini nati morti. I feti sono sempre stati smaltiti come ‘rifiuti speciali’, per lo più inceneriti. Era una prassi talmente comune che le donne vi si assoggettavano senza nemmeno chiedere di poter ‘ritirare’ il feto. Questo sino a circa un ventennio fa, quando nel 1999 un’associazione di volontari di Novara ( Advm, che sta per Associazione per difendere la vita con Maria, attualmente 3000 aderenti e 60 sedi locali), comincia a stipulare accordi con aziende ospedaliere al fine di prelevare e seppellire nel cimitero piemontese i “bambini mai nati”. Nel corso del tempo l’Advm, pur agendo nella legalità, sembra muoversi a gambe tese, come se l’unica scelta possibile fosse quella cattolica.
A lei, ed ai protocolli d’intesa che stipula con Asl e comuni, si deve la nascita dei ‘Giardini degli angeli’, appositi spazi cimiteriali dove seppellire i feti. Sino ad oggi grazie a questa associazione, sono state messe in atto oltre 200000 sepolture. Naturalmente, esistono anche organizzazioni analoghe, ultracattoliche, come la Comunità di papa Giovanni XXIII e l’Armata Bianca, movimento ecclesiale che ha come scopo primario la sepoltura dei feti delle interruzioni volontarie di gravidanza, con relativo rito religioso.
Le organizzazioni sono autofinanziate, dunque grazie a loro le Asl riguardo a queste sepolture non hanno nessun onere economico, devono solo cedere i feti. Però, c’è un però, oggi ci sono i social, che sanno informare facendo clamore. E’ capitato così ad alcune donne di scoprire per caso o facendo ricerche, che in un determinato cimitero c’è una croce con su scritto il loro nome, che indica la presenza del feto frutto della loro gravidanza. Scoperta che per alcune è stata agghiacciante.
Si tratta di donne che per tale sepoltura non hanno né fatto richiesta né dato consenso, oppure hanno messo una firma ‘inconsapevole’, pertanto a tale proposito si apre un importante capitolo sul versante legale, oltre che su quello etico e religioso.
Riguardo al clamore degli ultimi giorni circa le scoperte di cui dicevo prima, l’AMA-Cimiteri Capitolini di Roma (che però non sono gli unici d’Italia ad accogliere feti, ce ne sono circa 60), rende noto che le loro operazioni di sepoltura dei feti si svolgono nella piena legalità. L’AMA opera in accordo con le aziende sanitarie, che a loro volta hanno il consenso delle mamme.
Ma cosa è stato detto alle mamme e da chi, e per esse era chiaro da intendere, in quel difficile momento? E questi moduli compilati esistono, sono esibibili? Questione spinosa.
L’Asl agirebbe come ufficiale di stato civile per i feti entro la ventottesima settimana (invece al di sotto della ventesima si da sepoltura al feto solo se ce n’è ufficiale richiesta dei genitori, altrimenti si attua uno smaltimento secondo le normative vigenti). La donna che ha partorito deve esprimere, entro 24 dal parto, la sua volontà sul prendersi carico o meno della sepoltura del feto, così come previsto dall’articolo7 punti 2 e 4 del Dpr285/90. Se la madre rifiuta, avverrà, per beneficenza, una sepoltura secondo il regolamento della Polizia mortuaria, utilizzando le generalità della madre stessa.
Sui meccanismi di attuazione di questa prassi, evidentemente ci sono però degli inghippi, tant’è che attualmente molte donne sporgono denuncia, dichiarando di non aver dato consensi, ed anche che una simile procedura violi la privacy (il Garante della privacy in questi giorni ha aperto un’inchiesta).
Reputo che l’importanza dell’informazione alle mamme sia assoluta. Devono essere bene informate e decidere loro, anche perché queste associazioni fanno un funerale religioso, sul quale esse potrebbero non essere d’accordo. Sono in molte a pretendere, e non a torto, una sanità pubblica non rappresentativa del mondo cattolico, dunque laica.
Detto ciò, paleso il mio sentire: il feto incenerito insieme alle garze, no.

Norma D'Alessio