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Detectoristi per passione

Uscito sul Quotidiano del Sud - Edizione di Salerno il 9-12-2020
Pagina "Colloquiando"

 
N ell’ultimo ventennio in Germania, Danimarca, Inghilterra, Belgio e anche in Italia, sono sempre più numerosi i detectoristi per passione, che amano definirsi detectoristi responsabili (in contrapposizione a quelli illeciti che pure ancora esistono, e sempre esisteranno). Un loro censimento effettuato nel 2018, ne indicava un numero di 20000.
Edoardo Meacci, presidente del consiglio europeo per il Metal Detecting, è autore del libro ‘Il metal detecting amatoriale’, un handbook educativo, che guida il lettore all’uso corretto di questo aggeggio elettronico. Ebbene, a leggere la sua ed altre testimonianze, a chi ama la natura, la storia, l’archeologia ed ha spirito di esplorazione, viene voglia di praticare questo che è sicuramente più di un hobby.
Si inizia scegliendo il proprio metal detector, che per lo più in prima battuta è semplice, rudimentale, poi se la passione va avanti magari diventa più costoso e sofisticato, e si parte con questo percorso di ricerca nel mondo della natura e forse, perché no, anche della storia.
A proposito di storia, il primo metal detector, sembra risalire al 1881, quando, durante un attentato, il presidente degli Stati Uniti d’America James Garfield, fu ferito da due proiettili, uno dei quali ben 16 chirurghi non riuscirono a localizzare. Convocato Alexander Bell, utilizzò un cercametalli costruito da lui, grazie al quale si riscontrò che il presidente nell’inguine non aveva un proiettile, ma una molla di materasso.

I detectoristi spazzolano il terreno, spingendosi con il loro attrezzo a una profondità massima di 30-35 cm, perché tale è il raggio d’azione del metal detector. Il loro operato deve essere trasparente, nell’intento di tutelare il patrimonio archeologico nascosto nel sottosuolo.
E ben sappiamo dal sottosuolo del nostro Paese, ciò che in passato è emerso e tutt’oggi continua ad emergere.
Lo scopo però certamente non deve essere quello di cercare reperti per appropriarsene, sottraendoli ai musei, ma semplicemente quello di individuare oggetti ferromagnetici.
Conditio sine qua non, che sia praticato lontano da aree di interesse archeologico, paesaggistico, culturale.
Vietato in terreni di proprietà privata, anche se non recintati.
In caso fortuitamente si rinvengano reperti, occorre denunciare il ritrovamento entro 24 ore e sottoporlo alla valutazione di archeologi delle soprintendenze.
Ciò è molto importante.
In Inghilterra, Germania, ed altri paesi, sta accadendo che sempre più spesso detectoristi responsabili vengano chiamati per lavorare in sinergia con gli archeologi. Dall’unione di queste forze, si realizzano così nuove mappature e database o si ampliano i precedenti per catalogare i reperti.
Quindi nulla di illecito, anche se è ancora molto viva la diffidenza nei confronti dei cercametalli (in Inghilterra usano il verbo looting, saccheggiare, dal sostantivo loot, bottino, per indicare i ladri di reperti), invece è accaduto che proprio grazie a loro si siano smascherati tombaroli o addirittura attività illecite con l’interramento di rifiuti tossici.
L’esperienza e/o gli studi tramite manuali, devono servire poi a riconoscere eventuali ordigni inesplosi per evitare la loro detonazione.
In Italia è nato nel 2016 il Metal Detector Club Italia, che mira a divulgare intento ed azioni dei detectoristi responsabili e a fornire informazioni per praticare questo svago.
Sempre più spesso, i nuovi detectoristi offrono spontanea collaborazione per tutelare il nostro patrimonio storico ed aiutare le istituzioni.

Norma D'Alessio