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Gino Strada

Uscito sul Quotidiano del Sud - Edizione di Salerno il 15-082021
Cultura e società

 
O ra che sei morto, sono in molti a rivolgerti un pensiero, spesso sintetizzandolo in una frase che navighi sui social. E’ morto Gino Strada, il mondo è più povero.
Nel suo cuore c’era tutto il bene del mondo.
Portava vita dove la guerra voleva morte.
Addio Gino Strada, maestro di umanità.

Io invece penso cose tipo:
Il suo viso era sempre più stanco.
Gli occhi non celavano, e forse non volevano, la tristezza di aver visto tanto dolore.
Era spicciolo, la sua soglia di insofferenza nei confronti del banale si era di molto abbassata.
Quante volte gli avranno chiesto dei suoi ospedali da campo?
E lui a ripetere: ma quali ospedali da campo! Gli ospedali di Emergency sono ospedali veri!
Gino, se avessi potuto scegliere un cognome per te, avrei scelto proprio Strada, così come tu ce l’ha sempre indicata con decisione
. Quale strada? Quella della giustizia sociale, l’unica possibile per un genere umano degno di questo nome, eppure l’unica così poco praticata.
Eri ateo, però ti sei detto tante cose col prete di strada Andrea Gallo tuo amico.
Quanto coraggio avevi? Ce ne vuole tanto ad affermare di non avere votato per 30 anni.
E quante competenze avevi, tu che hai lavorato persino nell’equipe di Cristian Barnard in sudafrica.
Conoscevi tanto mondo, Gino, ma sceglievi di andare solo lì dove si soffre (‘se i diritti non sono di tutti, allora sono privilegi’).
Così desti vita ad Emergency, oltre 25 anni fa. E cominciò anche il logorio delle carte, oltre che d
ella fatica fisica e delle scelte difficili.
Nel 2009 perdi tua moglie e la ong perde la sua temperanza. Tua figlia Cecilia le succede come presidente. Il suo incarico durerà otto anni, ma è una figlia tosta, ribelle, con cui non sei mai riuscito ad andare d’accordo. Sposata e con un figlio, non ha avuto difficoltà a dichiarare la sua bisessualità. Grida subito un no secco ad ogni trattativa con le multinazionali.
Entra in presidenza a gamba tesa, pretendendo di dettare regole nuove, distanti dalla tua concezione di una onlus sempre più internazionale.
Ma nemmeno per lei tu abdichi alle idee di sempre. Andare lontano, sempre più lontano, se occorre.
Così finisce tutto in tribunale con le carte bollate, e in famiglia si soffre tanto, senza parlarsi per mesi, o dialogando solo tramite gli avvocati. L’ultimo scontro con lei, è circa la liquidazione. Infine Cecilia esce dalla onlus, affermando di farle il solito augurio: vedere i suoi ospedali svuotarsi di malati e riempirsi di rose.
Grazie al contratto che firma per uscire, non si sa quanti soldi prende, però si sa che a nessuno è consentito rilasciare interviste. I panni sporchi si lavano in famiglia. E i collaboratori più stretti non hanno voglia di fare commenti sul dramma familiare ed umano che si sta consumando…
Quanto avrai sofferto Gino, nel vedere il mondo che ti ascoltava e tua figlia no?
Tu chirurgo di guerra che percepivi uno stipendio di 3000 euro al mese, poco lontano da quello di 2500 dei tuoi infermieri?
Sono cose della vita, nessuno è immune da questo tipo di dolori, forse i più profondi, nemmeno un genio o un premio nobel o un uomo sommamente degno di questo nome come te.
Non ti vedremo più, per casa nostra non grideremo più: corri, c’è Gino Strada da Fazio, tutti zitti, non voglio perdere nemmeno una parola.
E quei tuoi occhi assorti nel pensiero, naviganti di chissà quanti mari…
Però la tua linfa scorrerà ancora a lungo nel sangue dei bisognosi del mondo.
Non so dove vanno gli atei quando muoiono, ma so dove vanno gli uomini giusti. Incontro a una eterna quiete.

Norma D’Alessio