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Ignàc Semmelweis

Uscito sul Quotidiano del Sud - Edizione di Salerno il 06-04-2021
Pagina Culturale

 
P assa alla storia come il salvatore delle madri, il medico che insegnò al mondo a lavarsi le mani.
Un clinico ungherese nato nel 1818, che visse solo 47 anni e di cui la società ungherese non seppe riconoscere la grandezza.
Nel 2013 invece l’Unesco inserì nella Memoria del mondo alcuni documenti relativi alle sue scoperte.
Ma procediamo con ordine.
Ignàc è il quinto dei nove figli del droghiere Jòzsef e di Tereza Muller. Grazie al denaro della donna, ricca perché figlia di un facoltoso produttore di carrozze, possono essere assicurati studi importanti a lui e ai suoi fratelli. Ignàc si iscrive a Giurisprudenza, ma un giorno accompagna un suo amico in sala settoria, dove assiste a una dissezione che lo folgora e gli fa intuire di avere una fortissima vocazione per la Medicina. Così cambia facoltà e si iscrive alla famosa Scuola Medica Viennese, dove per la sua bravura è pupillo dei maestri e nel 1944 si laurea con una singolare tesi dal titolo ’La vita delle piante’. Ama l’anatomia patologica e la dermatologia, ma non riesce ad inserirsi in questi ambiti e ‘ripara’ sulla scelta di Ostetricia e ginecologia. Il suo amore per l’anatomia patologia però continua ad essere forte e lui si impegna oltre che a lavorare in corsia, anche nella dissezione dei cadaveri di gravide decedute per febbre puerperale. Si tratta di una malattia allora molto frequente, caratterizzata da febbre alta e grave compromissione dello stato generale, della cui origine non si sa nulla, dunque circa la sua eziologia si fanno, soprattutto da parte dei medici più mediocri, le più strampalate supposizioni (il troppo caldo, il troppo freddo, gli studenti stranieri…). Invece l’occhio di Ignàc è attento. Cosa fa? Quello che Galileo Galilei e Francis Bacon avevano insegnato secoli prima: l’osservazione della natura, l’esperimento, la prova. Null’altro.
L’osservazione gli fa notare che nell’Ospedale Generale di Vienna muoiono troppe gravide nel reparto dove lavorano medici e specializzandi, a differenza del reparto dove le gravide vengono seguite solo da ostetriche. In pratica Ignàc nota ciò che è sotto gli occhi di tutti ma a tutti sfugge. Accade poi che il suo collega ed amico Jacob Kolletschka si ferisca praticando un’autopsia a una donna morta per febbre puerperale, ed anche lui muore. Sul suo corpo vengono riscontrate lesioni simili a quelle delle gestanti malate.
A questo punto, ad Ignàc risulta tutto definitivamente chiaro.
E’ il mese di maggio del 1847. C’è una malattia che viene dai cadaveri e che i medici veicolano dalle sale autoptiche alle gravide in corsia, uccidendole. I vettori della malattia dunque sono proprio i medici, che lavorano sia in sala settoria che in corsia, a differenza delle ostetriche. A quel punto Ignàc emana un ordine: tutti i medici del reparto, prima di visitare le gravide devono lavarsi le mani con una soluzione di ipoclorito di calcio. Inoltre, all’arrivo di ogni nuova paziente, vanno cambiate le lenzuola. La mortalità delle gravide, col suo metodo, scende così dal 18,2% al 5%, poi all’1%. Eppure tale metodo molti medici non lo condividono e non lo seguono, o lo seguono incostantemente. Incredibile a dirsi, l’insegnamento di Semmelweis dai più non viene reputato valido: si ritiene che getti discredito sui medici considerandoli untori e che sia offensivo obbligare proprio loro a lavarsi le mani; e poi cambiare sempre le lenzuola è dispendioso. Non gli rinnovano il contratto, e quando lui va via le morti delle gravide di nuovo aumentano. Triste storia. Ancora per qualche tempo, Ignàc prova a diffondere le sue teorie, osteggiato da tutti, poi si arrende e l’enorme amarezza, il senso di frustrazione e la depressione che ne conseguono, lo conducono verso la malattia psichiatrica. Muore a meno di 50 anni per una sepsi, ciò che per tutta la vita ha cercato di combattere. Una sepsi forse conseguente all’infezione di lesioni riportate dopo essere stato picchiato dalle guardie dell’istituto.
Solo quindici anni dopo la sua morte, cominciano ad arrivare per lui i primi riconoscimenti.
La dimostrazione delle contaminazioni batteriche viene poi indicata da Pasteur nel 1864. I suoi lavori del 1879 e quelli di Joseph Lister del 1883, asseriscono la grandezza delle intuizioni di Semmelweis.
Sempre dalla sua parte, invece, fu l’amico dermatologo Ferdinand von Hebra, che così si pronunciò:
‘Quando qualcuno scriverà la storia degli errori umani, ne troverà pochi più gravi di quello commesso dalla scienza nei confronti di Ignàc Semmelweis’.
Attualmente, la storia di Semmelwis è talmente conosciuta, che l’attitudine a respingere le prove di una nuova scoperta solo perché contrarie allo status quo, viene definita ‘riflesso di Semmelwies’.
Come non esprimere, dunque, oggi che cerchiamo di sconfiggere una pandemia mondiale usando come primo presidio l’igiene e la disinfezione delle mani, prescritte per prima da lui, un profondo sentimento di gratitudine per chi ha indicato la salvezza per milioni di vite umane?
Allora voglio immaginare che il grande Ignàc ci veda, mentre ci laviamo le mani ogni giorno tante volte al giorno coi saponi e disinfettanti, e ne sia soddisfatto.

Norma D'Alessio