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La casa di Tuam

Uscito sul Quotidiano del Sud - Edizione di Salerno il 19-02-2021
Pagina "Cultura e Società"

 
N el 2015 nella città irlandese di Tuam, le segnalazioni di Catherine Corlesse, una studiosa di storia, madre di quattro figli, denunciano per l’ennesima volta sospetti abusi su minori e loro inspiegabili morti avvenute anni prima in una locale casa di accoglienza per donne incinte e bambini. Il governo irlandese si decide a istituire la Mother and Baby Home commission of investigation, le cui indagini andranno avanti per ben cinque anni.
In relazione alla casa istituto di Tuam, Catherine aveva trovato i certificati di morte di circa 800 bambini, ma non c’erano carte che ne documentassero le sepolture, le tombe corrispondenti a queste morti erano solo due.
In quegli anni in Irlanda esistevano molti centri-rifugio per donne incinte respinte dalle famiglie. Gli istituti in questione, finanziati dallo stato, venivano governati per lo più da religiose per la maggior parte cattoliche che offrivano ospitalità alle gravide e le aiutavano a partorire. In realtà esercitavano contro le stesse una vera e propria reclusione. Non consentivano loro nemmeno di allattare. Semplicemente le separavano immediatamente dai figli, che venivano allevati lontano dalle madri in altre ale degli edifici, in attesa di un’adozione che avveniva senza alcun consenso. Secondo le leggi allora vigenti, le madri avrebbero avuto ben sei mesi per decidere se tenere o no il bambino, ma di questi diritti le suore, cattoliche o laiche, non facevano menzione.
Questi orfanotrofi erano dei lager. I bimbi vivevano di stenti e spesso morivano per malnutrizione ed altre malattie contratte (tbc, meningiti, epilessia), per le quali non ricevevano cure. Una volta morti, venivano sbrigativamente calati in fosse comuni, senza che fosse poi possibile risalire alla loro identità. Nemmeno le madri potevano mai risalire all’identità dei figli.
Nel suolo sottostante alla ‘Bon secours mother and baby home’, a Tuam, nella contea irlandese di Galway, i lavori della commissione hanno rinvenuto una struttura sotterranea suddivisa in venti camere. Ebbene, qui sono stati trovati numerosi resti umani. L’analisi del Dna ha rivelato che i resti ossei appartengono a feti neonati e bimbi fino a tre anni.
Nella casa di Tuam, rimasta aperta per 36 anni, e chiusa nel 1961, la maggior parte delle morti sono avvenute negli anni cinquanta, quando comunque la mortalità infantile era molto alta e lì, tenendo conto delle privazioni che i bimbi subivano, davvero altissima.
La casa non era l’unica di quella tipologia. Ce n’erano molte, forse diciotto, dislocate su tutto il territorio irlandese. In questi centri, le donne incinte arrivavano a migliaia. Qui venivano segregate per allontanarle dalla società. In queste strutture dagli anni 20 fino al 98, quando è stata chiusa l’ultima, sono deceduti circa 9000 bambini, con una mortalità più che doppia rispetto alla media di quegli anni.
Lo scandalo è venuto a galla nel 2017, dopo le ricerche della commissione. Da allora si sono avvicendate varie notizie. Taluni hanno persino sostenuto che il clamore fosse ingiustificato e le notizie false. Sta di fatto che la Chiesa ha fatto ufficialmente il mea culpa, ammettendo che a quei tempi ostilità ed emarginazione nei confronti delle donne incinte non sposate erano presenti, anche da parte della Chiesa stessa.
Su questo scottante tema, il cinema ha dato il suo contributo con la pubblicazione del film Philomena, tratto dal romanzo di Martin Sixsmith intitolato The Lost Child of Philomena Lee.
Anche ricerche effettuate in altri Paesi, in primis Scozia e Regno Unito, stanno rivelando situazioni analoghe in vecchi istituti per ragazze madri.
L’Irlanda ha da poco pubblicato ufficialmente il rapporto sugli orfanotrofi degli orrori: 3000 pagine che raccontano la storia di più di mezzo secolo di maltrattamenti. Il primo ministro irlandese, in Parlamento così si è espresso:
‘Mi scuso per il torto generazionale inflitto alle madri incinte e ai loro figli che sono finiti nelle ‘Mother and baby home’, o in istituti di contea. Mi scuso per la vergogna e lo stigma a cui sono stati sottoposti e che per alcuni di loro rimangono un peso ancora oggi’.
Il governo, attraverso la responsabile per l’infanzia Katherine Zappone, ha comunicato che i resti dei bambini troveranno adeguata sepoltura e, nei limiti del possibile, viste le difficoltà di ricostruzione delle identità, le loro famiglie verranno avvisate.

Norma D'Alessio