Uscito sul Quotidiano del Sud - Edizione di Salerno il 3-09-2020
Pagina "Colloquiando"
H
o preso a rileggere Il catino di zinco, figurati se non lo facevo. Dopo tanto tempo, se non tornavo a frugare tra quelle pagine più volte solcate dalla mia fremente matita.
In una sera di tarda estate isolana (Procida), il libro mi ha chiamato insieme al fruscio delle foglie.
Chi conosce le isole, sa quanto il vento lì sia diverso. Anche se fastidioso, non rompe il silenzio dell’isola, integra solo la sua essenza selvatica.
Nel 2007 anch’io, come tanti, volli andare a ritroso nella lettura della Mazzantini, e dunque cercai la sua prima opera: Il catino di zinco.
Me ne innamorai, scoprendo uno scritto che ancora oggi, a distanza di anni, considero prezioso.
Quattro generazioni di una famiglia, viste col cuore di una bimba e gli occhi di una nonna. Un realismo magico dove la Mazzantini non cela nessun odore di vecchiaia e nemmeno i momenti di brutalità di una donna d’acciaio coesa al suo scudo, uno scudo in cui ci sono tante cose da scoprire…
Il lettore resta lì, inebriato dalla potente scrittura evocativa con cui l’autrice gli scalpella dentro.
Col libro aperto poggiato sul grembo, oggi ho voglia anch’io di chiamare a raccolta, senza forzatura, vecchi ricordi che si congiungano al mio presente.
La pioggia di baci.
Nella foga del re-incontro, ci inondavamo così io e le mie bambine, poggiandoci addosso, a occhi chiusi, il tortile di gocciole che cadendo dall’alto entravano a riempirci i sensi. Ci finivano dentro anche lacrime di gioia…
Poi loro sono cresciute e la pioggia di baci è stata riposta.
Sino a quella sera, poche sere fa, in cui dopo un discorso amaro, denso di preoccupazioni, abbiamo camminato per i vicoli di Procida chi avanti e chi dietro, i pensieri cieche fionde senza forza…
Poi me la sono ritrovata addosso mia figlia, coi fuochi cadenti dei suoi baci su di me, ed io lì con le braccia pengole lungo il corpo a prendere ancora, a occhi chiusi, quella dolce conferma d’amore: la pioggia di baci!
