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Storia dei Lego e di Lego Grandma

Uscito su Mediavox Magazine il 19-11-2022

 
R ita Ebel, tedesca di 64 anni, è ormai famosa in tutto il mondo come Lego Grandma, Nonna Lego.
27 anni fa per un incidente d’auto perse l’uso delle gambe e da allora ha sempre dovuto spostarsi in carrozzina, sperimentando sulla sua pelle quanto sia difficile. Le città sono piene di scalini e dislivelli, barriere architettoniche che limitano fortemente l’accesso da parte dei disabili a marciapiedi, parchi, mezzi di trasporto, ristoranti, negozi, caffè.
Ebbene, l’intuizione di Rita è quella di creare pedane con dei semplici lego. Si tratta dei noti mattoncini usati dai bambini, e anche adulti, per le costruzioni. Sono coloratissimi e mescolati insieme rappresentano un forte richiamo visivo.
Per ottenere le pedane occorrono centinaia di mattoncini e molti tubetti di colla vinilica. Non sono del tutto stabili, ma Rita afferma di testare lei stessa quelle che costruisce insieme al marito e di non avere mai avuto problemi, anche perché le scanalature dei lego creano con le ruote delle carrozzine l’attrito che serve ad evitare scivolamenti. Altre volte sono troppo corte, ma possono comunque tornare utili in mancanza di meglio. Soprattutto questa idea di Rita, che ha avuto un grande clamore mediatico, è servita allo scopo di sensibilizzare le persone al problema delle barriere, che prima che essere architettoniche sono barriere culturali.
Le rampe di lego indicano la necessità che le città diventino più inclusive e non lascino indietro disabili, anziani, persone che spingono un passeggino o usano un bastone o un deambulatore.
In pochissimo tempo si moltiplicano in tutto il mondo i volontari dediti a questo progetto, soprattutto studenti di ogni ordine e grado. Rita scrive per loro un libretto d’uso dettagliato, tradotto poi in quattro lingue, e visto che in ogni casa o cantina non mancano lego accumulati, crescono in maniera esponenziale i donatori. I volontari che raccolgono i lego e costruiscono le pedane, le regalano poi alle attività commerciali della propria città, quindi senza alcuno scopo di lucro. A distanza di due anni dall’inizio della storia, l’idea delle rampe fatte di lego continua a mietere entusiastici consensi. Piace inoltre perché promuove il recupero e riciclo di semplici pezzi per costruzioni, tra l’altro simbolicamente molto significativi in quanto raccontano le atmosfere e i giochi dell’infanzia. Recupero e riciclo rappresentano anche una lotta agli sprechi.
Ricordo che esistono anche i Lego Braille, che aiutano i non vedenti ad imparare l’alfabeto e migliorare il loro tatto.
Ma a questo punto mi sembra doveroso fare un’incursione nella storia dei Lego. Si tratta di mattoncini di origine danese e devono la loro invenzione a un falegname di nome Ole Kirk Christianse, che nel 1916 inizia la sua attività aprendo una piccola falegnameria che produce elementi di arredo per fattorie. La falegnameria subisce un primo incendio nel 1924, per un errore dovuto a uno dei suoi figli, e un secondo l’anno dopo dovuto a un fulmine. Ma Ole è testardo, ricomincia daccapo. Nel 1929, per via della grande crisi, è costretto a licenziare i suoi dipendenti e a cercare disperatamente un sistema per ridurre i costi di produzione. Decide così di fabbricare pezzi di legno più piccoli, che finiscono col diventare giocattoli.
Nel 1934 prende la decisione di dedicarsi completamente ad essi e indice un concorso per i suoi dipendenti. Lo scopo è trovare un nuovo nome per l’azienda, che si chiamerà LEGO, da leg godt, che significa gioca bene. Nel 1942 e nel 1960 la falegnameria va ancora a fuoco. La sorte sembra accanirsi contro di lui, i suoi sforzi e quelli della sua famiglia. Ogni volta lui ricostruisce la falegnameria, ma infine decide insieme ai suoi figli di lavorare solo con la plastica. Alla fine del 1960 la sua azienda ha 450 dipendenti ed è in espansione. I mattoncini ad incastro hanno conquistato i bimbi, la creatività, il mondo. Saranno 4 generazioni di Christianse a seguirne la crescita e i cambiamenti.
Molti anni dopo, nel 1988, scade l’ultimo brevetto LEGO e sorgono aziende concorrenti che producono anch’esse mattoncini a incastro, ma nessuno di questi ha la faciltà con cui i Lego originali combaciano tra di loro.
Studi scientifici sui Lego documentano che sono in grado di migliorare fantasia, creatività, abilità tattili, memoria, fiducia in sé stessi, suscitare divertimento e nuove abilità matematiche.
In sostanza il gioco dei Lego, adatto a tutti, ha fatto la storia della cultura pop ed esistono creativi come Nathan Sawaya, famoso brick artist statunitense di Whashington, che usando i Lego ha riprodotto opere famose come La venere di Milo. La sua arte è talmente coinvolgente che la città di New York ha accettato che lui arredasse le sue strade con cento dei suoi Hugman, mosaici fatti da 1500 unita Lego. Hugman è un uomo di bassa statura che abbraccia alberi, pali, ruote di biciclette. Anche questo un simbolo di inclusione come il tema della nostra storia.