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Woody Allen

Uscito sul Quotidiano del Sud - Edizione di Salerno il 20 e 21 maggio 2021
Pagina 'Cultura e Società'

 
M i accingo a parlare di Woody Allen, e lo faccio con difficoltà, perché la vita dell’ottantacinquenne regista, comico, scrittore, attore, sceneggiatore, jazzista etc è piena di tutto e di più, e poi perché ne parlo dopo la lettura della sua autobiografia ‘A proposito di niente’, edita da La nave di Teseo.
Ebbene sì, mi sono sciroppata 400 pagine di memoir, un megacontenitore di pagine belle ed esilaranti insieme ad altre un po’ noiose che avrebbero avuto bisogno, usando il linguaggio cinematografico, di qualche taglio.
Il titolo del libro mette critici e lettori d’accordo: è particolarmente indovinato. Però non si capisce se nello sceglierlo Woody faccia asserzione ironica riguardo alla scarsità di contenuti della sua vita, o semplicemente un autogoal, scegliendo un titolo che è un’arma per chi vuole denigrarlo.
Delle due, opto per la prima. Infatti l’andante del volume è costantemente su un menefreghistico mea culpa: sono stato sempre odioso, abietto, etc.
Lo ripete tante volte, precisando però che a lui non importa del giudizio degli altri. Non ci sono glorie da consegnare ai posteri e le sue ceneri certo non potranno rammaricarsi di niente. Tra l’altro, essendo un assiduo compratore di quantità enormi di medicine, Woody consiglia di seppellire le sue ceneri in prossimità di una farmacia. E’ uno stravagante, dunque le sue affermazioni non devono meravigliarci.
Questo suo atteggiamento esageratamente sincero, cinico e provocatorio, a volte lo rende simpatico, a volte insopportabile. Ma procediamo con ordine.
La sua narrazione inizia parlando della famiglia d’origine, dove hanno dominato le donne, la madre e 5 ziette dolci e impiccione che se lo spupazzano per tutta la sua infanzia.
Meglio così, perché il padre a detta del figlio non è un buon modello, inoltre gli concede più cose di quanto possa permettersi. Secondo Woody, fosse stato per lui, di sicuro sarebbe diventato un delinquente. E’ il primogenito, solo dopo 8 anni nasce sua sorella Letty, che lui prende sotto la sua ala protettrice, visto che ce n’è assoluto bisogno. Quando i genitori litigano, litigano sul serio. Un banale battibecco sul gefilte fish può diventare una battaglia degna di Omero. Sarà, sua sorella, la produttrice della maggior parte dei suoi film. Anche sua cugina Rita, maggiore di lui di 5 anni, viene descritta come una figura importante, il ‘vero arcobaleno della sua infanzia’ (fu lei a portarlo spesso al cinema). Nella sua autobiografia vengono descritte la povertà, Brooklyn, il suo odio per la scuola, il fatto che i suoi, soprattutto la madre, perdono il sonno perché lui non vuole studiare, anche se ha un quoziente intellettivo altissimo. Ciò nonostante, diserta le lezioni, offende gli insegnanti, si fa bocciare. Il sogno dei genitori di vederlo laureato, non potrà mai realizzarsi. Più volte descrive come felice la sua infanzia, ma questo non gli basta ad essere felice, nemmeno da piccolo.
‘Alcuni vedono il bicchiere mezzo pieno, altri mezzo vuoto. Io ho sempre visto la bara mezza piena.’
‘Mia madre ha sempre detto che sino a 5 anni sono stato un bimbo dolce e gioioso, dopodiché sono diventato musone, sgradevole e marcio dentro. Eppure non ci sono stati traumi nella mia vita. Incolto e per nulla interessato allo studio, sono cresciuto con tutte le premesse per diventare un buzzurro. Posso sfoggiare giacche di tweed come un professore di Oxford, ma dentro sono un barbaro. Non ho intuizioni geniali né pensieri elevati, non capisco la maggior parte delle poesie più complesse della Vispa Teresa’.
Capite dunque perché negli Stati Uniti si è ostacolata la pubblicazione di questo libro? Il sarcasmo con cui Woody si sminuisce, risulta urticante per una nazione che anche dopo l’assoluzione ai due processi che lo hanno visto accusato di violenza carnale, ha mantenuto comunque le distanze da lui, ma vorrebbe tenersi difronte al mondo il suo geniaccio senza che la sua integrità venga messa ulteriormente in discussione.
Andiamo avanti.
Dunque Woody proprio non riesce ad appassionarsi allo studio e alla scuola. Non potrebbe mai piacergli arrivare puntuale, stare ordinatamente in fila prima di entrare, seduto nel banco guardando solo avanti, coi piedi piantati per terra e senza poter passare bigliettini. E’ ebreo, ma oltre la scuola pubblica, odia pure quella ebraica.
‘Ho sempre pensato che la religione fosse un grosso imbroglio’.
‘Ho sempre pensato che mio padre fingesse di essere osservante’.
Un ragazzo bruttino, quattr’occhi, che rosica parecchio nei confronti di quelli più attraenti.
Ma presto si invaghisce sia del cinema, che definisce ‘la sua seconda casa’, che della prestidigitazione.
A 14 anni infatti debutta come illusionista e naturalmente combina un macello. Di questa sua passione si è detto che era funzionale al suo terrore della morte.
Si appassiona poi al baseball in primis e successivamente ad altri sport, al poker, al jazz.
Riepilogando:
illusionismo, cinema, sport, carte da gioco, jazz ( ha suonato e ancora suona il clarinetto, facendo esibizioni che naturalmente sminuisce). ‘Ho sempre suonato e continuo a farlo anche adesso. Mi esercito tutti i giorni, e con tale dedizione che mi è capitato di farlo su spiagge gelide, dentro chiese mentre la mia troupe sistemava le luci, in stanze d’albergo dopo il lavoro, a mezzanotte, tirandomi le coperte del letto sopra la testa per non svegliare gli altri ospiti. Eppure, con tutta la musica che ho ascoltato, con tutti i bocchini e le ance che ho provato alla ricerca di un suono migliore, faccio sempre schifo. Mi spiace dirlo, ma non ho orecchio, timbro, senso del ritmo, feeling. Ciò nonostante, ho suonato in pubblico in locali e sale di concerto, in teatri d’opera europei e in affollati auditorium americani. Anni fa Dotson Rader, che è un uomo di spirito, mi chiese ’Ma non ti vergogni?’ La verità è che stretto tra il mio amore per la musica e i miei limiti tecnici, se voglio suonare non posso permettermi la vergogna, dunque suono sfruttando la mia fama dovuta alla carriera cinematografica’.
Da ragazzo legge fumetti, manuali di illusionismo e sogna di far parte di una gang o fregare il prossimo barando a carte. Infatti l’unico libro da lui letto da giovane, oltre i fumetti, è ‘Le gang di New York’, che gli trasmette il fascino dei criminali e delle loro imprese.
‘Gente, state leggendo l’autobiografia di un misantropo ignorante e patito di gangster; di un solitario incolto che se ne stava davanti a uno specchio a tre ante a fare esercizi con un mazzo di carte per nascondere un asso di picche nel palmo della mano, renderlo invisibile da qualunque angolazione e gabbare qualche ingenuo’.
Dunque è un ragazzo pigro che ritiene, rispetto ai libri, più coinvolgenti la radio e i film, soprattutto quando per il freddo fa comodo infilarsi in un cinema.
Però… però gli vengono facili le gag e tra le sue innumerevoli passioni e/o fissazioni, gli viene quella per le sit-comedy e inizia a spedire le sue battute a destra e a manca, fiducioso di avere buone possibilità di carriera nello show business. Si esibisce in un locale del suo quartiere e scopre di essere in grado di far ridere il pubblico. Comincia così la sua carriera. Cacciato due volte dall’università, gli viene consigliato uno psicoterapeuta, che lo seguirà per otto anni di fila, in cui si dichiara sempre ‘abbastanza intelligente da evitare ogni progresso’. Nella sua vita ce ne saranno altri tre che lo aiuteranno, ma solo a ‘condividere un po’ di malessere’. Non altro. Le sue fobie, oggi come ieri, sono tali e quali.
A 18 anni guadagna già il triplo di suo padre e sua madre insieme, ed è soddisfatto di dimostrare loro che ‘non era destinato a frugare nei bidoni della spazzatura’. A 16 ha comprato una macchina da scrivere nuova, una Olympia portatile. Gli servirà per scrivere tutti i suoi racconti, sceneggiature, commedie. Non ha mai posseduto un pc, e non sa nemmeno cambiare il nastro alla sua Olympia.
Guidare un’auto? Non se ne parla nemmeno. Non ha nessun senso di orientamento. Quando prova, guida sui marciapiedi e solo per miracolo non ammazza nessuno. Nel traffico pensa di scendere dall’auto lasciandola lì. Quando vende la sua Pymouth dichiara che si sente come se gli avessero tolto un tumore.
A vent’anni sposa Harlene. Lei ne ha 17.
Prima con le donne ha tentato approcci che finivano sempre allo stesso modo: fuggivano come difronte al gobbo di Notre Dame.
Di questo matrimonio dice:
‘Quando dissi sì, mi sembrò di sentire una porta blindata chiudersi sulla mia vita. La porta di un sepolcro. Fallii su tutti i fronti e le resi la vita un inferno. Non andavamo d’accordo su niente. Io ero scontroso, insoddisfatto, sgradevole.
Un giorno gli arriva la chiamata per il servizio militare e comincia a dare di matto. Implora certificati da tutti i medici che conosce, terrorizzato al solo pensiero di condividere il gabinetto con altri commilitoni.
Quando è totalmente impanicato, fa la visita e viene riformato perché… il medico ha notato che si rosicchia le unghie! Non idoneo.
Smette di scrivere testi comici su tutti i giornali americani, anche se gli rende benissimo, e ritorna alla carriera cabarettistica, esibendosi per un pubblico che va dalle dieci alle quaranta persone.
Il suo matrimonio, se mai è esistito, va definitivamente in fumo, ma la sua disastrata prima esperienza non gli basta per salvarsi. Incontra una donna bellissima di nome Louise e se ne innamora, anche perché oltre che essere uno schianto, ha dalla sua parte il fatto di essere cresciuta in un attico della Quinta Avenue, che Woody ha sempre visti al cinema e rappresentano una delle ragioni della sua vita.
Lo sciocco al cubo, come ama definirsi, sta insieme a Louise otto anni tra stalle e stelle, ma nemmeno questi servono a evitare un secondo matrimonio.
‘In quegli otto anni di montagne russe lei mi tradiva, seguiva varie diete, entrava e usciva da varie cliniche, faceva ampio uso di marijuana, psicofarmaci e droghe meno legali…’
Dunque pure questo secondo matrimonio risulta un fallimento, anche se Woody impiega molto tempo per capirlo:
‘ Conosco la verità ma la spazzo sotto il tappeto’.
Infine torna single e cercando la protagonista femminile di ‘Provaci ancora Sam’, si imbatte in una ‘verace campagnola, licenziata dal chiosco di dolciumi di un cinema per essersi mangiata tutte le caramelle’. E’ una persona spontanea, sincera, un’eccentrica con mille abilità, come scattare foto, avere talento per la moda, una bella voce, saper danzare e scrivere. Diane Keaton. Di lei Woody dice che esistono persone capaci di illuminare una stanza, ma lei illumina anche il viale. Finiscono a letto, nell’attico di Woody a Manhattan, da cui pigiando un pulsante elettrico si solleva una tenda che scopre il cielo della città. Diane è la sua ‘stella polare’, e in una famosa intervista lui afferma che è stato il grande amore della sua vita, ma a un certo punto a Diane ritorna voglia del ‘sole cancerogeno della costa occidentale’. Ah, è bulimica, ma Woody non se ne accorge. Lo scopre anni dopo leggendo la sua autobiografia. La osservava spesso mangiare come un elefante, ma non capendo niente di disturbi alimentari, gli metteva allegria. Insieme fanno svariati film, tra cui il famosissimo ‘Io e Anne’, 1977, che lo consacra come uno dei migliori autori e registi americani. Per questo film Allen ottiene 5 candidature e 4 oscar, tra cui quello a Diane come migliore attrice protagonista. Film famosissimo, che induce migliaia di persone in tutto il mondo a innamorarsi di New York. Quasi tutti i film di Woody sono autobiografici ed anche questo lo è. Tema ne sono le nevrosi della coppia, destinata al fallimento per la sua impossibilità intrinseca di crescere. Anche la relazione con Diane termina. Rimarranno amici per sempre, nonostante dopo di lei Woody pensa bene di fare un giro esplorativo a letto con ciascuna delle sue due sorelle. Dopo Diane, continua ad avere storie dove non mancano ‘4 salti sotto le lenzuola’.
Viene poi nel libro qualche pagina dedicata alla sua frenesia di voler diventare chef. Per riuscirci, riceve a casa un’insegnante che gli dà lezioni private. Resiste per tre lezioni, dopodiché è così stanco da non riuscire a stare in piedi. La tensione di cucinare lo fa a pezzi. Basta, dovrà tornare alla vecchia abitudine di cenare al ristorante e consigliare alle donne che invita a casa di fermarsi a comprare pollo fritto. Certo, in questo modo sarà ‘meno armoniosa la transazione in camera da letto’. Pazienza. Ed ecco comparire Mia Farrow, protagonista di ‘Una commedia sexy in una notte di mezza estate’ e ‘Zelig’. Ha sette figli, tre suoi e 4 adottati. Perché, una donna che ha già tre figli suoi ne adotta quattro? Non è un po’ strano? Woody se lo chiederà solo molti anni dopo. All’epoca i suoi sensori non si attivano. Nemmeno quando verifica che Mia ama tantissimo rilasciare interviste dove mostra i bimbi, soprattutto quelli adottivi, come in parata, sottolineando con tanto di prove che lei non disdegna adottarli se hanno delle disabilità. Avranno 13 anni di frequentazione, Woody e Mia, animate da periodi d’inferno, nonostante i dolci occhioni di lei e le sue mille competenze, cinematografiche e culturali. Lei ha una casa in campagna, nel Connecticut, e ci va in vacanza d’estate e nei WE, portando sempre i bambini con sé. Non è un mistero che Woody sia drogato di città e detesti la campagna, ma spesso per stare coi piccoli, si accoda. Nel loro rapporto si apre una piccola crepa quando lei gli chiede di sposarlo e poi avere un figlio loro.
Ma perché -chiede Allen- visto che ne hai già sette?
A te piace fare film? - lei risponde- E a me crescere bambini.
Woody decide di accontentarla e fa di tutto per metterla incinta, tranne la danza della fertilità. Niente da fare. Delusa, Mia allora decide di adottare ancora un’altra bimba, Dylan, a cui Woody si affeziona immediatamente, com’è accaduto con un altro bimbo adottivo, Moose, con cui si intrattiene spesso a giocare a scacchi. Manco a farlo apposta, subito dopo Mia resta incinta, ma ecco che lo scenario cambia. Vuole che Woody restituisca le chiavi di casa, diventa fredda e indifferente. Nasce Satchel e lei lo tiene sempre segregato in camera sua, dice di volerlo allattare per anni, è questa la sua decisione. Si lega patologicamente al bambino e trascura gli altri figli. In realtà tutto il suo ardore per crescere figli, secondo Woody è vivo specialmente difronte alla macchina cinematografica. Due dei suoi figli adottivi, da grandi si suicidano e una muore di aids. Mia non consente a Woody di dare il suo cognome a Satchel, nonostante abbia sempre affermato che è figlio suo. A un certo punto rivela invece che è figlio di Frank Sinatra, suo precedente marito che non ha mai smesso di frequentare. Comunque Woody infine riesce ad adottare Dylan e Moose, forse Mia lo consente perché lui è un ottimo finanziatore e sborsa molti quattrini per gli studi di tutti i suoi figli. Ma il loro rapporto sentimentale, ormai ‘vivacchia’.
Tra i figli adottivi di Mia, c’è Soon-Yi, una bimba coreana di sette anni presa da un orfanotrofio che l’ha tolta dalla strada. Le suore la trattano bene e Soon-Yi è contenta. Arriva Mia e tra le due scatta subito una forte antipatia. Ciò nonostante Mia la prende con sé e la porta in giro per orfanotrofi, in realtà indecisa se accettarla o no. Secondo Soon-Yi, non trovando di meglio, infine la tiene.
‘Mia era rigida, impaziente e irascibile. La svegliava nel cuore della notte e la sgridava perché non imparava abbastanza in fretta. In seguito, per punirla, la prendeva per i piedi a testa in giù e la faceva oscillare, minacciandola di mandarla in manicomio se non imparava in fretta. Mia era convinta che la bimba fosse idiota.’ Parole dure, quelle che nel suo libro Woody riserva a Mia.
Ecco, qui la autobiografia si fa incandescente, e Mia Farrow, che ora ha 76 anni, e in tutta la sua vita ha adottato 14 figli, viene descritta come anaffettiva e priva di qualsivoglia senso materno. Oggi l’attrice, che non recita più ed è ambasciatrice dell’Unicef, vive contornata da numerosi nipoti e si dice felice, nonostante il dolore che ha attraversato la sua vita. Riguardo ai tre figli scomparsi, due per suicidio e una per aids, afferma che dargliene le colpe è una squallida speculazione. La storia raccontata da Woody continua così. Finito qualsivoglia sentimento tra lui e Mia, Allen si lega a Soon-Yi perché entrambi, nonostante la notevole differenza di età (lei ne ha 21, lui 56), a dispetto di tutto e tutti, si innamorano. Questo legame viene preso malissimo da Mia, tanto più che scopre delle foto erotiche scattate da Woody a Soon-Yi.
Ci sarà uno scandalo, culminato in denunce da parte di Mia a Woody, con accusa di violenza carnale nei confronti della piccola Dylan.
Allen ritiene che Mia voglia vendicarsi del suo amore per Soon-Yi.
Qualcosa tipo: ‘Tu ti sei preso mia figlia ed io mi prendo la tua!’
Fiumi di carta bollata e quattrini, ma ne uscirà scagionato. Le deposizioni della bimba sarebbero frutto di invenzioni o plagio da parte della madre, però non potrà mai più incontrarla da solo, anche se legalmente ne è ancora il padre.
Storia complicata. La mia idea è che Woody sia del tutto innocente, ma ciascuno di noi è libero di pensarla come vuole.
Woody e Soon-Yi sono sposati da più di vent’anni ed hanno due figlie adottive. Anche il fatto che gli siano state concesse in adozione, depone bene per lui: quale commissione esaminatrice consegnerebbe due bimbe a un mostro strupratore? La loro vita appare serena.
Per parlare della carriera cinematografica di Woody Allen, non basterebbe scrivere un libro. Ho preferito raccontare la sua storia di uomo, così come emerge dalla sua autobiografia.
Ha girato nella sua vita 49 film e cinefili di mezzo mondo amano la sua cinematografia.
Fanatico di Manhattan, l’ha resa ancora più celebre attraverso i suoi film, in particolare ‘Io e Anne’.
La maggior parte dei suoi film li ha girati lì per via del suo patologico legame alla città di New York, compreso quello per i suoi ristoranti e… il suo personale letto, da cui gli fa fatica allontanarsi.
Si è aggiudicato 4 premi Oscar e tre Golden Globe, oltre a numerosissimi altri premi.
Eppure di se stesso dice:
‘Ormai avrete capito che come regista sono un imperfezionista. Non ho la pazienza di girare e rigirare la stessa scena da più punti di vista… Mi piace girare una scena dopo l’altra, finire e poi andarmene a casa. Non riesco a interessarmi abbastanza a un film da stare sul set fino allo sfinimento e rinunciare a vedere l’inizio di una partita di basket…’
Quello che ho capito di Woody, è che ama esaltare i suoi difetti, più che i pregi, quindi screditarsi da solo!
Appena uscito in Europa Rifkin’s Festival, il suo ultimo film, una pungente commedia sull’amore, da lui scritta e diretta, una co-produzione Italia-Spagna, a cui forse gli Stati Uniti non consentiranno di ‘entrare’. Colpa della recente docuserie ‘Allen v. Farrow’, andata in onda negli USA lo scorso febbraio. In essa la figlia adottiva del regista, spalleggiata dalla madre e dal fratello Satchel Ronald Farrow, unico figlio biologico di Mia e Woody (o di Frank Sinatra?), ha ancora una volta ribadito di essere stata abusata da lui. La ‘Carriera di filmmaker di Allen negli Usa è sostanzialmente finita’, ha scritto recentemente Variety.
Allen non sembra dar retta a queste voci ed afferma di voler girare laddove i produttori mettono a disposizione le loro risorse economiche, dunque ben venga l’Europa. Il film appena uscito, ha già incassato molto denaro, come negli Stati Uniti non accadeva da tempo.
Ronald, 33 anni, è il più famoso reporter investigativo d’ America, ed anche qui sorgono tanti dubbi: paladino di giustizia, o furbo investigatore, che a furia di spalare letame, lo vede anche dove non c’è?
Norma D'Alessio