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Primavera di fango
Avagliano Edizioni 1998

Primavera di fango


Avagliano Edizioni 1998


‘I n una sorta di Spoon River Anthology tutta italiana e meridionale, voci di vittime e di sopravvissuti si levano dalla marea di fango che il 5 maggio 1998 travolse alcuni paesi del salernitano, per narrare ognuna la sua storia, come nel capolavoro di Edgar Lee Masters. Accanto a voci di incredulità e di terrore, strazio, rimpianto, amore, disperazione, se ne distinguono altre che denunciano egoismi, ossessioni, frodi, tradimenti. Perciò il libro, che non vuole essere consolatorio, si pone anche come un severo atto d’accusa verso ritardi e inadempienze, insensibilità e tentativi di speculazione.


 

XC


Non ho bisogno di portarti fiori. Non si portano fiori a un altro fiore. Non ho bisogno di pensarti. Sei dentro di me e basta. Non mi chiedo dove sei. Viva o morta, sei l’aria che respiro.

 

VI


Guardate mio padre. Sta da tre giorni con una mela in mano. È l’unica cosa che rimane della casa e il frutteto. Una mela.

 

X


La montagna è come una persona cattiva. Fa finta di essere buona, e tutti dicono guardate che bella montagna. Invece in segreto ha già deciso di uccidere. Di notte (ha occhi che guardano anche attraverso il buio), lei ci osserva. Poi alza il dito indice e dice tu tu e tu, e a tutte quelle persone gli tocca di morire. Anche se sono giovani, anche se non hanno fatto niente di male, gli tocca morire. Perché l’ha deciso la montagna, è lei che comanda.